Intervista di Eugenio Benedetti Gaglio al giornale egiziano "El Akhbar"
Traduzione
E voglio svelarne un segreto, che forse influenzò l'intera mia vita.
Mia Nonna era nata il 5 Novembre del 1868, lo stesso giorno dello stesso mese e dello stesso anno di Empedocle, una coincidenza straordinaria, che non poté non influire sul destino di Empedocle.
Sposa (sedicenne) del fratello maggiore Calogero, ella non poté sfuggire alla personalità del cognato, chiamato dal destino a costruire l'Ospedale italiano al Cairo, ed a curare due generazioni di Reali d'Egitto: nel suo testamento, alla vigilia della sua morte (nel luglio 1943) ella volle menzionare quel vincolo affettivo, destinando la somma di un milione di lire dell'epoca, in Buoni del Tesoro della Banca d'Italia, all'Ospedale ancora diretto da Empedocle: passata la guerra, toccò a me, nel 1948, andare in Egitto a consegnare quel "legato", ancora di valore ragguardevole, a mani del cognato ancora vivente!
Svelo quindi il mistero di quel viaggio, anche se non mi sarebbe lecito sollevare un lembo sulla "platonica attrazione" che accostava l'illibata virtù d'una fanciulla siciliana dell'800, alla romanzesca vicenda d'un chirurgo, suo mirabile coetaneo... un mistero, innanzi al quale i Nipoti e Pronipoti della Sua Missione, ancora s'inchinano!
Permettetemi ora di sollevare un velo (rispettoso) su alcuni "retroscena" che avvalorano l'intera mia narrazione.
Nel 1948, mi recai al Cairo, ed Empedocle invitò nella sua villa ad Abbasieh l'alta società egiziana, orgoglioso di presentare (finalmente) un "suo discendente, e consanguineo" d'una Famiglia di cui tutti avevano sentito parlare!
Fui quindi l'oggetto della curiosità generale, e non posso negare che... mi sentivo importante: non sono mai stato timido, ma quella sera fu il mio "battesimo del fuoco":
non posso dimenticare il gesto di Empedocle quando "sciorinò" innanzi agli occhi di tutti i suoi ospiti... quel che io, gli avevo portato, ultimo messaggio di mia Nonna (e sua cognata) Eugenia: un plico contenente un milione in lire in "Buoni del Tesoro Trentennali" della Banca d'Italia: come già premesso, era un legale testamento di mia Nonna, e istituito poco prima della sua morte (luglio 1943)... allor quando un milione era ancora un milione!
Ancora nel 1948, al momento di quella mia prima (ed ultima!) visita ad Empedocle, la lira conservava un notevole valore, nonostante la catastrofe post bellica... ma ciò non importava, agli Ospiti egiziani di quella notte! quel che contava era il gesto, sia pure postumo, di quella grande Dama d'Italia, che Empedocle raccolse, senza celare un suo groppo di pianto, nel ripercorrere innanzi a tutti la sua storia, che qui voglio rievocare in modo definitivo!
Cominciamo con l'arrivo di Empedocle in Egitto, quando egli vinse un concorso (bandito dall'Università di Roma) come "chirurgo residente al Cairo": ma le sue mansioni non erano specificate! di che cosa si trattava?
Perché quel concorso... che appariva basato sul nulla? Merita davvero scrutare nella vita di Fuad, per scoprire che quel Principe (futuro monarca) aveva compiuto i suoi studi in Italia, ove aveva vissuto lungamente, conseguendo:
- a Roma la laurea in dottore commercialista all'Università;
- a Napoli, il diploma di Colonnello della Scuola d'Artiglieria e, cosa ancora più importante, il Titolo di Maestro della più ininterrotta "Comunità Massonica di Rito Egizio Tradizionale", nata a Napoli ed attiva sin dal 1728;
- a Torino, ripetutamente ospite di S.M. il Re Umberto I e membro d'onore dell'Accademia Militare Sabauda;
- ancora a Roma, come comandante del 13° Reggimento d'Artiglieria
Quell'indubbio amore per l'Italia, di cui parlava perfettamente la lingua, indusse Fuad a fondare l'Università italiana del Cairo, chiamando ad essa illustri nomi di docenti italiani quali i professori Guidi, Meloni, Nellino, Santilli ed altri.
Fuad chiaramente mirava a crearsi al Cairo un suo "Fiduciario italiano" personale, sul quale poter contare, al di là dei canali diplomatici: vogliamo ipotizzare un collegamento coi "Servizi Segreti?" ciò è più che probabile, e giustifica anche l'incarico conferito ad Empedocle quale "Medico della Real Casa", già alla fine degli Anni Novanta.
In quella "visione ottica", re Fuad intendeva avere al suo fianco uno specialista, esperto di medicina: Empedocle venne quindi investito solamente dalla nomina di "Medico della Famiglia Reale", con residenza al Palazzo Abdine: l'Ospedale non era allora neppure progettato! fu un presentimento di Fuad? sarà infatti Empedocle a salvargli la vita, con il suo tempestivo intervento, nel fatale giorno dell'attentato.
A quel tempo, Fuad combatteva un suo "matrimonio... disastroso" contro la Principessa Shivakiar Hanum, ricchissima ereditiera di sangue reale, la cui avventura l'avrebbe condotta a tre divorzi con quattro mariti successivi (Wikipedia): l'inevitabile rottura armò la mano del fratello di Shivakiar, il principe Ahmad Saif ud-din Ibrahim, che attentò alla vita di Fuad, tirandogli una pistolettata in faccia.
Quell'incidente, che avrebbe potuto essergli fatale, fu la "chiave della fiducia" del sovrano verso Empedocle, che intervenne ad operarlo, estraendogli la pallottola conficcata alla gola: la cicatrice rimasta a Fuad, valse a ricordargliene la riconoscenza per tutta la vita.
Tutto ciò accadde ben prima della costruzione dell'Ospedale.
Il caso, (cioè il Karma), ne aveva ordito l'intera trama, sin dal giorno dell'ammissione di Fuad alla Massoneria Egiziana a Napoli (della quale anche Empedocle era affiliato):
il Karma aveva prestabilito il drammatico salvataggio di Fuad, indi la gratitudine, infine il progetto dell'Ospedale, sotto la Sua personale protezione! ... il ché spiega tutto, anche il nome (Umberto I era ancora vivente, morirà il 19 luglio 1900, a Monza: ma la decisione dell'Ospedale fu presa da Fuad e da Empedocle "Lui vivente") ... ciò spiega anche un progetto architettonico "fuori d'ogni visione ottocentesca": gli Amici che l'hanno visitato il giorno del mio 90° compleanno (15/11/2019) si sono resi conto della importanza di un edificio che ormai sfida i suoi 120 anni per l'ampiezza ed il fasto delle sue dimensioni!
Nel 1899 era nata la SIB {Società italiana di beneficenza), una fondazione senza fini di lucro, che accomunava i 50.000 italiani allora viventi in Egitto: una colonia molto benestante di proprietari agricoli e commercianti, che per Statuto si prefiggeva unicamente opere di beneficenza sociale.
Cominciò così l'epopea di Empedocle, al quale il monarca, per una "sovrana benedizione", aveva affidato il progetto dell'Ospedale: sembrava una fiaba, ma non lo era, poiché Fuad gli promise che la sarebbe intervenuto personalmente ad integrare ogni eventuale "disavanzo finanziario" nel raggiungimento degli obbiettivi prefissati per l'intera esecuzione del progetto.
La raccolta dei fondi fu imponente e, al di là da ogni aspettativa, avvenne un miracolo ... l'Ospedale venne costruito in meno di un anno, sul terreno di ben 15.000 metri quadrati, donato ad Abbasieh dalla Casa Reale che tutt'oggi ne testimonia l'importanza.
La prova (e conferma ufficiale), del "vincolo privilegiato" che unì l'intera vita di Re Fuad ad Umberto I, apparve anche formalmente all'atto del battesimo (dicembre 1902) dell'Ospedale al nome del (defunto) Re d'Italia. Come già precedentemente detto, malgrado il suo decesso fosse avvenuto ben due anni e mezzo prima (luglio 1900), si volle così onorarne la memoria, rendendola imperitura in Egitto: ed Empedocle, nominato Direttore, ne fu il promotore, (e l'animatore, così dichiarato dalla stampa dell'epoca).
Fuad, e dopo di lui, Farouk, protessero Empedocle per tutta la vita, fino ad esentarlo dall'internamento (militare) durante la guerra: ma non solo: Egli fu l'unico italiano in Egitto a circolare libero con la sua auto (una Bugatti d'epoca!) ... non solo esonerandolo dal coprifuoco ... ma anche giustificando ogni degenza di prigionieri italiani, ospitati, sotto la Sua semplice parola, in "estradizione dai campi britannici d'internamento bellico".
Quella sera del 1948, che segnò una svolta della mia giovinezza, Empedocle aveva convitato, "il fior fiore dell'alta società del Cairo", nella sua villa privata, e volle "mostrare" a tutti i suoi Amici quel suo "mitico nipote", che fieramente perpetuava il nome della sua "prediletta cognata" Eugenia ... della quale Egli presentò, con le lacrime agli occhi, il "tesoretto" del milione (di lirette prebelliche) in Buoni del Tesoro ... che allora valevano ancora qualcosa! Ma valse soprattutto la "gran scena", che commosse Empedocle inorgogliendolo innanzi ad un "parterre" dell'alta società cairota.
Innanzi tutto c'era Nelson Morpurgo (1899-1978), il capo di un gruppo di scrittori italiani (poeti, politici e artisti) che nel 1921, avevano fondato, proprio in Egitto, il "Movimento Futurista Italiano", e quella sera, egli mi donò il suo libro più famoso: "Il fuoco delle Piramidi".
Morpurgo è giustamente considerato il Fondatore del Movimento Futurista Italiano, e l'erede di Filippo Tommaso Marinetti (nato ad Alessandria nel 1877) il cui volume "Il fascino dell'Egitto" occupa un posto d'onore nella mia biblioteca ed è considerato un caposaldo del Futurismo.
Furono anni d'oro, per quel gruppo di artisti geniali, che trovarono la loro esaltazione nel "Manifesto della Donna Futurista", firmato da Valentina Vercelli ... c'era anche lei quella sera, povera Valentina, convertita alla religione islamica e sotto il nome di Rawhiya Nour El Din (Luce Spirituale della Religione), col suo grande amante Ricciotti Canuto ... (vissuta al Cairo dal 1924 fino alla morte nel 1953, ... chiusa in una "Mastaba", in completa indigenza, nella città dei morti!)
E ce ne lesse un brano commovente che voglio qui citare:
... "le Donne ... sono le Erinni, le Amazzoni, le Semiramidi, le Giovanna D'Arco, le Giuditta e le Carlotta Corday, le Cleopatra e le Messalina, sono le guerriere che combattono con più ferocia dei maschi, sono le amanti che incitano, sono le distruttrici che, spezzando i più deboli, agevolano la selezione attraverso l'orgoglio e la disperazione, la disperazione che dà al cuore il suo massimo rendimento!" ...
Empedocle dinanzi a tutti gli Ospiti, le rispose con un brano della sua prefazione al volume CYRNOS, dedicato alla "fusione tra Oriente e Occidente, le due civiltà fra loro nemiche o indifferenti, ma destinate ad incontrarsi ed a fondersi" ... quale predizione!
Ma la stella di quel cenacolo, brillò in un grande amico di Empedocle. Mohamed Mahmud Khalil Bey, mecenate e collezionista egiziano e promotore delle Arti Moderne in Egitto, di pochi anni più vecchio rispetto alla sua nascita (1877 contro 1868).
Fondatore della Banca d'Egitto, Egli aveva organizzato nel 1937 la prima Esposizione d'Arte Internazionale, dedicata all'Egitto come "Meré des Arts et des Techniques appliqués" e nello stesso anno, quale Ministro dell'Agricoltura era stato anche decorato del Cavalierato di Gran Croce dell'Ordine Italiano di San Maurizio.
In quel periodo, Mahmud Khalil aveva lanciato il Movimento Faraonico Nazionalista, battezzandolo "Reveil de l'Egypt", all'insegna della Nahda (il Rinascimento) mescolando nel suo MOMAC (Museo dell'Arte Moderna) pezzi d'arte contemporanea e macchine di tecnica moderna applicata e soprattutto dipinti dell'impressionismo francese:
da Monet a Gauguin, da Toulouse Lautrec a Van Gogh, da Roussea a Corot, e ne fece dono, alla sua morte, alla moglie, la bellissima Emilienne Luce, cantante e danzatrice francese, che vincendo una lunga battaglia giudiziaria, riuscì a trasferire l'intera proprietà al Museo da Lui istituito al Cairo, il Momac, nel Palazzo dove entrambi avevano felicemente vissuto, oggi ancora considerato uno dei più belli del Cairo.
Nel ricordare quel mio incontro con Mahmud Khalil, non posso fare a meno di menzionare la notte fatale del 4 febbraio 1942 quando Egli (in quel momento Presidente del Senato), fu chiamato da Re Farouk per costituire un Governo di opposizione all'Impero britannico ed al Wafd, rappresentato da Hussein Serry Pasha.
Ma l'intervento dei carri armati inglesi, del Generale Robert Stone, che circondarono per tredici ore il palazzo reale di Abdine "in combutta" con l'Ambasciatore britannico Miles Lampson (che ... giunse al punto di intimare a Faruk le dimissioni!), fece abortire quel coraggioso progetto, che avrebbe potuto cambiare la guerra ... nel momento in cui l'esercito italo-tedesco appariva "arenato nel deserto" ad El Alamein ... e questa è storia!
Non so se sopravvive la "Società Amici della Bellezza" fondata da Khalil nel 1924, ma certamente sopravvive il sogno di Khalil di un "Rinascimento Arabo" (Nahda).
Al di sopra di tutto, e contro tutti, l'Egitto ... sopravvive, perché, dice una poesia araba del 13° secolo:
"Tutte le cose temono il Tempo, ma il Tempo teme le Piramidi".